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C’è un tesoro nascosto nei cassetti degli europei: secondo dati della Commissione EU, sonooltre 700 milioni gli smartphone che non vengono più utilizzati, circa 2 per ogni cittadino, un valore medio stimato di 200 euro per dispositivo. Questi numeri descrivono una realtà allarmante: ogni anno milioni di nuovi smartphone vengono acquistati, contribuendo a un accumulo crescente di dispositivi inutilizzati.Ovviamente, questo fenomeno non solo rappresenta uno spreco di risorse economiche, ma alimenta anche il problema sempre più grave dei rifiuti elettronici, una delle sfide ambientali più urgenti del nostro tempo.
Gli smartphone non sono semplici oggetti tecnologici: contengono materiali critici essenziali per la produzione di nuove tecnologie. Tuttavia, in Europa il tasso di raccolta di questi dispositivi è ancora inferiore al 5%, con milioni di dispositivi dimenticati nelle case degli utenti. In Italia, una recente indagine condotta da Kantar per Swappie ha rilevato che il 72% dei consumatori conserva i vecchi cellulari, spesso ignaro del loro potenziale valore economico e ambientale.
Una delle possibili risposte al problema è rappresentata proprio dal ricondizionamento. Attraverso processi di recupero e rigenerazione, i vecchi smartphone possono essere rimessi in circolo, riducendo lo spreco e contribuendo a una gestione più sostenibile delle risorse tecnologiche. Secondo gli esperti, incentivare il riciclo dei dispositivi potrebbe non solo alleggerire l’impatto ambientale, ma anche sostenere una transizione verso l’economia circolare.
Il basso tasso di raccolta degli smartphone inutilizzati in Europa evidenzia la necessità di politiche più incisive e una maggiore sensibilizzazione dei consumatori. Dare una seconda vita ai dispositivi tecnologici potrebbe rappresentare un passo importante nella lotta ai rifiuti elettronici, riducendo al contempo la domanda di nuovi materiali estratti, spesso associati a costi ambientali e sociali elevati.